IL FATTORE UMANO NELLA GESTIONE DEL RISCHIO STRADALE

Che ruolo gioca il fattore umano nella dinamica del rischio stradale? Come intervenire sul tema della "guida sicura" in ambito lavorativo? Dati INAIL e ACI Istat 2019 alla mano, in questo articolo analizzeremo il fenomeno infortunistico specifico laddove la conduzione del veicolo avviene in ambito lavorativo, mettendo in risalto che nonostante l' evoluzione tecnologica stia facendo grandi passi avanti (anche con l' introduzione degli ADAS obbligatori per il prossimo anno, per i nuovi veicoli immatricolati), alla base del rischio stradale, c'è sempre, di fondo, il comportamento umano e che è proprio su questo aspetto che si rivela alquanto necessario implementare un corretto sistema di gestione rafforzando informazione, formazione e, sopra di tutto, consapevolezza, laddove questa si raggiunge andando ben al di là della semplice abilitazione alla guida ma coinvolgendo altresì una molteplicità di fattori che conducono a ciò che si può realmente definire, senza mezzi termini, "guida con coscienza". 

In tempi recenti, l’evoluzione tecnologica e l’attenzione crescente alle tematiche della sicurezza stanno portando all’incremento delle dotazioni di sistemi di assistenza alla guida nei veicoli di nuova costruzione.

Dopo un periodo durante il quale le case automobilistiche si sono concentrate verso l’incremento della sicurezza passiva dei veicoli, l’automobile è ormi diventata un vero e proprio laboratorio di viaggio, dotato di sistemi elettronici progettati per aiutare il guidatore nel controllo del mezzo e per garantire il più possibile la sicurezza di conducenti e passeggeri.

Ma fino a che punto l’automazione può davvero sopperire ai limiti comunque riconducibili al cosiddetto “fattore umano”?

E poi, come non tenere conto dei veicoli attualmente circolanti privi di questi dispositivi? Guida assistita, sistemi di lettura automatica dei cartelli stradali, frenata automatica e gli altri sistemi oggi disponibili come dotazione per i nuovi veicoli, possono garantire la sicurezza stradale, oltre che per i passeggeri del mezzo ma anche per gli altri utenti (pedoni, ciclisti, ecc.)?

Questo, ovviamente, anche nel caso dei lavoratori per i quali l’ambito stradale costituisce il loro ambiente di lavoro.

 

Rischio stradale: cosa dice la normativa

I rischi legati alla guida di un autoveicolo aziendale, infatti, fanno parte dei rischi associati alla mansione lavorativa e, quindi, devono essere considerati in sede di valutazione ai sensi dell’art. 28 del D.Lgs. 81/08 e s.m.i.. Sebbene non vi sia uno specifico riferimento (da notare sul tema una sentenza della Corte di Cassazione civile, Sezione Lavoro, n. 3970, del 21 aprile 1999, che aveva già specificato che il rischio generico della strada potesse diventare “rischio specifico di lavoro”) al datore di lavoro, in collaborazione con il Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione e il Medico Competente, spetta la redazione del Documento per la Valutazione dei Rischi o DVR e l’identificazione del complesso delle necessarie misure di prevenzione e protezione adottate all’interno dell’azienda per garantire la sicurezza di tutti i lavoratori e le lavoratrici.

Tutto questo, ovviamente, nel più generale contesto del perseguimento della massima sicurezza tecnica, organizzativa e procedurale, come da art. 2087 c.c. secondo cui l’imprenditore è tenuto ad attuare tutte “le misure che, secondo la particolarità del lavoro, esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica dei prestatori di lavoro”.

A riguardo, si rileva che quando l’utilizzo del veicolo aziendale rientra nella mansione lavorativa, ovvero è identificabile come mezzo strumentale assimilandolo come “attrezzatura da lavoro” e l’ambito stradale è identificabile come “luogo di lavoro”, in capo al datore di lavoro esiste certamente l’obbligo di garantire la corretta manutenzione del mezzo ed anche la formazione ed informazione sul rischio guida, laddove va certamente rilevato che il sistema guida vuole un equilibrio dinamico tra le diverse componenti UOMO-VEICOLO-INFRASTRUTTURA. Equilibrio influenzato certamente dalle condizioni esterne (componente AMBIENTE) e, in generale, dalle scelte fatte per la pianificazione dello SPOSTAMENTO.

Questo significa tenere in considerazione l’idoneità psico – fisica del conducente, affinché sia in grado di svolgere in condizioni adeguate il proprio lavoro in modo sicuro non solo per sé stesso ma anche per le altre persone e adottare un adeguato programma di manutenzione dei veicoli, che devono essere idonei e adatti per l’uso a cui sono destinati, e dei dispositivi di sicurezza installati sui veicoli, che devono essere correttamente conservati e gestiti.

Da valutare, ad esempio, per gli autisti professionali, le distanze da percorrere, laddove i conducenti non possono essere esposti ad eccessivo rischio, a causa della stanchezza derivata da lunghe percorrenze senza pause, e le condizioni meteo del momento, dove quelle particolarmente avverse devono essere prese necessariamente in considerazione in fase di pianificazione dell’itinerario. Oltre a questo, bisogna prevedere l’informazione/formazione per i dipendenti interessati e, contestualmente, operare per la loro sensibilizzazione sull'importante problema della sicurezza stradale al fine di invertire il triste andamento incidentale su strada, ancora estremamente pressante.

 

Rischio stradale e incidenti: i dati INAIL e Aci - Istat 2019

Per quanto riguarda i dati sugli incidenti, stando a quanto illustrato nel documento “Il fenomeno infortunistico nel 2019 - Gli infortuni in itinere e il rischio strada nel 2019”, a fronte di un cospicuo numero di denunce di infortunio sul lavoro pervenute all’INAIL (644.803, 592, tra le quali 1156 quelle con esito mortale), a conferma generale dei rischi legati alla circolazione stradale, va rilevato che le denunce di infortunio che si riferiscono al coinvolgimento di un veicolo, sono oltre 73 mila in itinere e circa 92 mila in occasione di lavoro.

I casi di incidenti mortali su strada denunciati nel 2019 sono stati 470 (254 in itinere e 216 in occasione di lavoro), pari al 41% del totale. Nel corso dello scorso anno, la mortalità stradale in Italia è diminuita in modo significativo. A livello nazionale, infatti, nel 2020 si registra una riduzione solo degli infortuni mortali in itinere, passati da 306 a 214 (-30,1%), mentre quelli avvenuti in occasione di lavoro sono aumentati del 34,9% (da 783 a 1.056) e l’incremento ha riguardato la gestione Industria e servizi (da 921 a 1.106 denunce). Ma sui dati ha pesantemente inciso il periodo del lockdown imposto dai decreti governativi per contenere la diffusione del contagio da Covid-19 e, quindi, il miglioramento del fenomeno dell'incidentalità stradale non è la diretta conseguenza di comportamenti virtuosi o legata al miglioramento della sicurezza stradale, bensì il risultato del blocco quasi totale della circolazione.

Nel periodo gennaio – settembre 2020 le percorrenze medie sulle strade extraurbane principali sono calate del 23%, mentre le nuove immatricolazioni di autovetture sono diminuite del 33%. Il drastico calo della mortalità rilevata nel periodo di riferimento, però, non ha consentito di raggiungere l'obiettivo europeo di riduzione del 50% delle vittime della strada entro il 2020. Anche l’introduzione dei nuovi reati "omicidio stradale" e "lesioni personali stradali" non sembrano aver sortito l’effetto disiderato dal Legislatore.

In occasione del 5° anniversario dall'introduzione di questi nuovi reati, l'Associazione Nazionali Comuni Italiani (ANCI) ha presentato i dati relativi alla maggior parte dei comuni capoluogo di provincia, con una analisi approfondita rispetto alle città metropolitane dove le Polizie Locali rilevano la quasi totalità dei sinistri mortali e gravi. In tutta Italia - va ricordato - le Polizie Locali rilevano il 65% dei sinistri, secondo i dati ACI-Istat anno 2019.

Dall’ampio dossier, emerge che nel quinquennio 2016-2021, le Polizie Locali delle città Capoluogo di provincia hanno rilevato 2837 incidenti mortali, con 2932 decessi, mentre sono stati 306.746 gli incidenti con feriti. Nello stesso periodo i pedoni deceduti sono stati 1014, mentre 232 i ciclisti morti in incidenti stradali. Comparando i dati nel periodo 2011-2015, nelle grandi aree urbane è sceso di molto il numero dei sinistri mortali passando da 2129 a 1718. Tuttavia, rispetto agli effetti auspicati, sono ancora tante le vittime di incidenti, spesso provocati dalla distrazione di chi si mette alla guida e dalla scarsa consapevolezza dei rischi collegati alla propria condotta. Quindi cosa fare?

 

Rischio stradale e guida sicura: ADAS obbligatori nel 2022

Al fine di prevenire le migliaia di morti stimate ancora per il prossimo futuro sulle strade europee, il Regolamento 2019/2144 CE sulla General Safety Regulation, (che ha aggiornato il precedente Regolamento comunitario in tema di sicurezza 661/2009) e la norma UE 78/2009 sulla sicurezza dei pedoni, a partire dal 6 luglio 2022 prevedono l’obbligo di introdurre, di serie, alcuni dispositivi ADAS, sui nuovi veicoli commerciali e camion che saranno omologati. Con l’acronimo ADAS, ovvero Advanced Driver Assistance Systems, s’identificano tutti i dispositivi presenti sui veicoli per migliorare il comfort e la sicurezza di guida. Tali disposizioni risultano quindi certamente rilevanti non soltanto per quanto concerne la sicurezza stradale in generale ma, anche, in relazione al rischio stradale su lavoro e alla guida di un veicolo come mansione lavorativa.

L’obbligo, infatti, riguarderà in particolare alcuni dispositivi quali il sistema “Intelligent Speed Assistance”, basato sulla ricognizione e il riconoscimento automatico della segnaletica stradale; l’elemento di avviamento per monitorare, attraverso un etilometro, lo stato di ebrezza del conducente, impedendo l’accensione del motore se il conducente non è idoneo alla guida; il sistema di frenata automatica di emergenza; la regolazione intelligente della velocità; i sistemi di riconoscimento di eventuali distrazioni o stanchezza del conducente; i dispositivi di segnalazione di un blocco del veicolo in situazioni di emergenza; il mantenimento attivo della corsia di marcia; i sistemi di rilevazione di eventuali veicoli che provengono in senso opposto; la scatola nera con data recorder e la videocamera per la retromarcia.

Il progetto, quindi, è quello di orientare la progettazione e costruzione dei nuovi veicoli verso sistemi di assistenza alla guida sempre più performanti e diffusi su tutte le gamme di veicoli, a partire da quelli più economici. Ma dobbiamo comunque considerare anche il fatto che, ad oggi, esiste un parco di veicoli circolanti che non dispongono di questi sistemi e, comunque resta la domanda di fondo..

 

Che ruolo gioca il fattore umano

nella dinamica del rischio stradale e degli incidenti?

La componente tecnologica, a meno che non sia spinta alla massima sofisticazione realizzando sistemi di guida completamente automatici (rispetto ai quali si stanno aprendo scenari tecnici, etici e filosofici molto complessi e oggetto di ampio dibattito tra gli esperti), ha pur sempre le sue limitazioni.

Inoltre, il conducente del veicolo potrebbe essere portato ad abusare dei sistemi di sicurezza, affidando a loro l’intervento per correggere sempre ogni situazione.

La verità, invece, è che alla base di distrazioni e incidenti in auto, c’è sempre, di fondo, il comportamento umano, che gli ADAS, per quanto tecnologicamente avanzati, difficilmente potranno sopperire in toto alle molteplici decisioni cui è chiamato il guidatore.

Inoltre, dobbiamo prendere in considerazione anche la consapevole violazione delle regole del Codice della Strada (ad esempio rispetto della distanza di sicurezza, dei limiti di velocità, della precedenza, oppure utilizzo in modo non corretto del telefono cellulare, assunzione di alcool o droghe, ecc..), noto che tali comportamenti “consapevoli” sono alla base di molti incidenti a causa della mancata o non idonea percezione del rischio associato a questi comportamenti errati.

Al fine di cercare di agire concretamente sull’andamento del fenomeno infortunistico specifico, appare quindi indispensabile che tutti gli utenti della strada e, in particolare, i datori di lavoro e i responsabili aziendali, pongano specifica attenzione al tema degli spostamenti su strada e ai rischi connessi, attivando specifiche azioni che risultino efficaci e in grado di coinvolgere in modo proattivo tutti i lavoratori.

Il tema della sicurezza sulla strada, tuttavia, è di assoluta rilevanza, sia considerata la gravità degli esiti che tali accadimenti comportano, in termini di giornate perse e d’invalidità permanente e/o esiti infausti, sia tenuto conto che si tratta di un fenomeno multifattoriale e multidisciplinare.

Questo considerato che nella dinamica degli incidenti, oltre al fondamentale aspetto del comportamento individuale alla guida, sono identificabili una molteplicità di fattori che intervengono contemporaneamente e alcuni di questi, sfuggono al controllo diretto dell’operatore. È peraltro dimostrato che gli incidenti stradali che originano da cause diverse dal comportamento individuale (es. guasti o rotture improvvise), costituiscono una piccola percentuale di essi giacché la stragrande maggioranza degli incidenti, infatti, è riconducibile direttamente a comportamenti imprudenti del guidatore.

L’abilitazione alla guida di un autoveicolo, oggi, è concessa a chiunque superi un esame consistente essenzialmente nella conoscenza delle regole del codice della strada e una sufficiente abilità nella conduzione del veicolo, valutata per pochi minuti in contesti per lo più ordinari e non rappresentativi di tutte le difficoltà che potranno presentarsi nel corso delle normali attività quotidiane di ogni singolo lavoratore.

L’autorizzazione alla guida, quindi, è il risultato di un processo formativo standardizzato che, peraltro, non significa necessariamente essere riusciti a preparare un soggetto a guidare coscientemente. Le aziende che operano nel settore trasporti, ma non solo loro, devono quindi farsi carico della gestione del “rischio incidente stradale” ponendo in essere, per quanto in loro potere, adeguate misure di contrasto considerato che per molti lavoratori, come già detto, il “luogo di lavoro” è rappresentato dall’ambito viabilistico (interno/esterno l’area aziendale).

Peraltro, sebbene la viabilità ordinaria sia caratterizzata dal fatto che questo contesto sfugge al diretto controllo del datore di lavoro, questi deve comunque porre in essere adeguate azioni di informazione/formazione dei lavoratori e identificare adeguate misure di prevenzione applicabili, organizzando un più generale “sistema di gestione” del rischio stradale, anche strutturato coerentemente con quanto previsto dallo standard ISO 39001:2019, che comprenda azioni efficaci in grado d’integrare l’esperienza acquisita nel tempo dai singoli lavoratori con concetti che vanno oltre la sola conoscenza tecnica di gestione del veicolo e che, invece, siano rivolti all’acquisizione di strumenti analitici che possano consentire al lavoratore di adeguare il proprio stile di guida al contesto in cui sta operando modificando, quindi, il suo comportamento e stile di guida.

In questo contesto, l’organizzazione “azienda” può effettivamente contribuire alla prevenzione degli incidenti, specie se contestualmente all’attivazione di percorsi formativi sulla sicurezza stradale (aumentandone così la consapevolezza, la conoscenza, la competenza e la responsabilità), da parte aziendale si possa evidenziare un impegno reale e coerente al tema.

 

Guida sicura, fattore umano e rischio stradale:

cosa facciamo noi di UNAPRI

UNAPRI Formazione Professionale è ben cosciente della problematica della sicurezza stradale, della guida sicura e dell' importanza del fattore umano ed è per questo che abbiamo pensato alla strutturazione di due seminari, utili sia ai conducenti sia ai responsabili aziendali che, per ragioni di lavoro, conducono un veicolo a motore o gestiscono una flotta aziendale.

Gli incontri formativi approfondiranno gli aspetti comportamentali che caratterizzano la guida di un veicolo e che coinvolgono direttamente sia il lavoratore - nell’applicazione dei principi base della “Guida difensiva”, sia i gestori aziendali per gli aspetti legati alla implementazione di un sistema di gestione del rischio stradale.

 

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